mercoledì 9 febbraio 2011

Polifenoli: l'efficacia dermo-cosmetologica è confermata scientificamente!



Uno studio condotto 3 anni fa, dal Department of Oral Biology and Maxillofacial Pathology, School of Dentistry, Medical College of Georgia, USA ha confermato l'effetto benefico dei polifenoli del te verde sulle alterazioni della cheratinizzazione tipiche della psoriasi.

E' un risultato tutt'altro che scontato, visto che la psoriasi è una patologia su base autoimmune e genetica, le notizie che circolavano finora avevano una forte connotazione "popolar folkloristica", sul fatto che la maggior parte dei composti a base di polifenoli in commercio agisse solo come una sorta di placebo.

Questa sperimentazione rappresenta una prova tangibile e scientifica dell'efficacia dei polifenoli in ambito dermo-cosmetico.

I saponi cosmetici Biolù sono ricchi di Polifenoli e Vitamine in quanto contengono un'alta percentuale di olio extra vergine di oliva biologico crudo che non ha caso è il cosmetico naturale per eccellenza!

(Fonte: Experimental Dermatology Journal information)

venerdì 4 febbraio 2011

Shoppers di plastica che vanno, shoppers di plastica che ritornano!! Cose da pazzi !!

Con il nuovo anno è entrata in vigore la direttiva CE che ha decretato la fine della produzione delle borse in plastica. Dal 2011 infatti dovrebbero essere usate le borse biodegradabili, dico dovrebbero perchè intanto le vecchie borse di plastica possono ancora essere distribuite ed usate fino all'esaurimento delle scorte presenti al 31 dicembre 2010 negli esercizi commerciali a condizione che vengano date gratuitamente alla clientela.
Il condizionale è anche d'obbligo perchè sembra che il consorzio di riciclo plastica "CARPI" continui ad opporsi all'entrata in vigore del comma 1130 L. 296/06 opposizione che non è finalizzata al mantenimento della produzione di borse monouso in plastica, bensì alla progressiva introduzione di borse riutilizzabili in materiale riciclato e a loro volta riciclabili.
In base alla direttiva europea, infatti sembra che un imballaggio possa stare sul mercato se soddisfa almeno uno di quattro requisiti: essere riutilizzabile, recuperabile per via energetica, riciclabile, biodegradabile. A differenza del sacchetto di bioplastica che deriva da materie vegetali e che è solo biodegradabile, il sacchetto in polietilene non biodegradabili ha tutte le altre caratteristiche, e può essere usato più volte. Così il vecchio sacchetto di plastica soddisferebbe ben tre requisiti dei quattro richiesti, e siccome sarebbe sufficiente un requisito solo il consorzio non si spiega perchè l'uso dei sacchetti di plastica debba essere vietato.
Nel frattempo il garante della concorrenza e del mercato è intervenuto in quanto sembra che siano comparsi falsi sacchetti biodegradabili, ovvero borse di normale plastica ma "arricchita" con un additivo chiamato ECM che ne faciliterebbe la disgregazione senza eliminarne gli inquinanti. Il garante ha stabilito che questi sacchetti non possono essere nè pubblicizzati nè commercializzati come biodegradabili e compostabili perchè non lo sono.
Anche i sacchetti biodegradabili al mais non sarebbero interamente realizzati in "mater bi" la sostanza ricavata dal mais, ma conterrebbero anche una buona percentuale di poliestere per renderli maggiormente resistenti ma non coerenti con la normativa europea che indica come compostabili se presentano una permanenza di tre mesi a 50 gradi e un residuo finale non biodegradato non superiore al 10%.
Tuttavia le borse biodegradabili sono fragili, si rompono facilmente, ed hanno anche un cattivo odore. Quali sono allora le alternative? Possiamo usare le borse di carta, oppure in stoffa.

Tratto dal blog: http://aliallafantasia.blogspot.com/

W LE BORSE RIUTILIZZABILI !!!

RIUSARE E' SEMPRE MEGLIO CHE RICICLARE !!!

RIFIUTATE ANCHE QUELLE DI MAIS !!!

mercoledì 2 febbraio 2011

BIOLU': impronta eco-sostenibile


Perseguiamo uno sviluppo sostenibile

Alla base delle politiche di sviluppo adottate negli anni dalla nostra azienda c'è la convinzione che l'attività imprenditoriale non può prescindere dal rispetto di sani principi etici e morali: per noi lavorare e produrre in modo etico e responsabile significa perseguire un modello di produzione che rispetta e salvaguarda i diritti umani, le capacità rigenerative della Terra e il benessere della comunità, promuovendo uno sviluppo equo e sostenibile sia dal punto di vista sociale che ambientale.Tutta la filiera produttiva dall'acquisto delle materie prime alla vendita del prodotto finito è controllata e certificata da una società terza ed indipendente, la QCertificazioni di Siena.


Certificazione AIAB

Tutti i nostri saponi e detergenti sono garantiti dal marchio di qualità AIAB (Associazione Italiana per l'agricoltura biologica) e sono prodotti seguendo scrupolosamente il disciplinare della Bio Eco Detergenza e della Bio Eco Cosmesi.
Le regole dettate da questi due disciplinari AIAB sono molto rigorose e restrittive e garantiscono al consumatore critico che acquista e utilizza i prodotti Biolù il massimo rispetto dell'ambiente e dei diritti umani.

Facciamo il nostro lavoro con profonda convinzione e dedizione,  i nostri fornitori e le materie prime sono da noi accuratamente selezionati e dove possibile di provenienza locale.
Le materie prime impiegate sono certificate da organismi che rispettano sia principi etici che ambientali quali l'Ecocert France e la Swedish Society for Nature Conservation.
Tutta la filiera produttiva dall'acquisto delle materie prime alla vendita del prodotto finito è controllata e certificata da una società terza ed indipendente, la QCertificazioni di Siena.

CERTIFICATO_Eco_Bio_Detergenza_AIAB.pdf
CERTIFICAZIONE_Bio_Eco_Cosmesi_AIAB.pdf
Certificazione Vegan Ok


Utilizziamo solo materie prime naturali e vegetali, non utiliziamo prodotti e/o derivati animali ed i test di laboratorio che facciamo non sono eseguiti su animali.
Nelle nostre formulazioni non sono presenti lanoline, enzimi, ogm e derivati animali comunemente usati nella detergenza e cosmesi tradizionale.
Applichiamo il disciplinare VEGAN OK e tutti i nostri prodotti sono contraddistinti dal relativo marchio di garanzia.

 
Imballaggi e distribuzione alla spinaUtilizziamo imballaggi con minime quantità di plastica  riutilizzabili e completamente riciclabili e promuoviamo il riutilizzo di tutti i materiali impiegati, dalle taniche in HDPE ai flaconi in HD ed in PET.
La nostra missione è diminuire l'impatto ambientale proponendo detersivi e saponi completamente biodegradabili venduti alla spina.

Il ri-uso sta alla base della nostra filosofia di produzione e distribuzione e rappresenta una modalità ancora più virtuosa del riciclo, è per questo che la distribuzione dei prodotti Biolù avviene alla spina.
L'imballaggio non è un rifiuto ma è riutilizzabile: Biolù reinserisce nel ciclo produttivo i contenitori alla spina che vengono ricaricati ed il consumatore ricarica il suo flacone nel punto vendita. 

Modalità di installazione ed erogazione alla spina in 3 passi
(scarica la scheda).
Se vuoi saperne di più: http://www.biolu.it/ - info@biolu.it

martedì 1 febbraio 2011

BIOLU' CASA: detersivi vegetali dalla natura alla spina

LA LINEA BIOLÙ CASA COMPRENDE:

6 detersivi liquidi
1 detersivo marsiglia al taglio

3 detersivi in granelli
1 detersivo marsiglia in scaglie 


Sono tutti prodotti ECO BIOLOGICI  certificati a marchio AIAB.

Packaging e vendita alla spina:

I detersivi Biolù Casa vengono venduti sfusi, alla spina, per rispettare l’uomo e l’ambiente riducendo il consumo di plastica.
L'imballaggio dei prodotti Biolù Casa soddisfa i requisiti di sostenibilità in quanto è prodotto con polimeri riciclabili vergini o post consumo, quali PE e PET.
Il flacone è realizzato usando le quantità minima di plastica capaci di garantire le caratteristiche funzionali dell'imballaggio.
Sull'etichettatura dei flaconi vengono indicati le procedure di smistamento e smaltimento selettivo dell'imballaggio per l'eventuale avvio al riciclo.


Va ricordato che:
• un composto plastico può resistere nell'ambiente come rifiuto per centinaia di anni prima di decomporsi;
• la plastica non è biodegradabile e può produrre sostanze tossiche se brucia senza controllo;
per fare 1 Kg di plastica serve 1 Kg di petrolio!


Per saperne di più: www.biolu.it

Armi verdi contro l'inquinamento domestico


Che le piante rilascino ossigeno in cambio di anidride carbonica è cosa risaputa. Quello che non tutti sanno però è che alcune di esse sono in grado di assorbire anche anidride solforosa, gas, metalli pesanti: sono le cosiddette piante antinquinamento che, messe in casa o sul balcone, possono depurare l’aria all’interno delle nostre abitazioni 'mangiando' le sostanze tossiche e le polveri sottili rilasciate soprattutto dai materiali edili e dall’arredamento.

Alcune piante possono depurare l'aria delle abitazioni mangiando sostanze tossiche e polveri sottili ficus benjamina, spatifillo, crisantemo, gerbera, edera, azalea, aloe vera, tulipano, monofillo, dracena, sansevieria, filodendro, felce, bambù: sono solo alcune delle piante in grado di assorbire metalli pesanti e sostanze tossiche come formaldeide, xilene, benzene, fenolo, monossido di carbonio, benzolo, toluene, tricloroetilene, anidride solforosa, cloro, fluoro-carburi e altre centinaia di Composti Organici Volatili rilasciati nell’aria da alcuni materiali edili, da colle e adesivi usati per la fabbricazione di mobili in compensato o truciolato, da prodotti per la pulizia della casa, detergenti, deodoranti solidi e spray, da prodotti per la persona e cosmetici, da vernici, mordenti e coloranti per legno, diluenti, detergenti per pennelli, sverniciatori, insetticidi e disinfettanti, da tessuti, smacchiatori e solventi per tintoria, da sacchetti di plastica, pennarelli, inchiostri, stampanti, monitor, fotocopiatrici, da apparecchi per il riscaldamento o condizionamento, fornelli, camini, fumo di tabacco; e per finire, da noi stessi che, semplicemente con la respirazione o la traspirazione, emettiamo bioeffluenti.

Si tratta di piante 'speciali' poiché dotate di particolari enzimi, batteri o proteine che, attraverso la fotosintesi, sono in grado non solo di utilizzare l’anidride carbonica per produrre ossigeno (caratteristica questa comune a tutte le piante), ma anche di scomporre le sostanze inquinanti liberando particelle innocue alla salute o persino di trasformarle in nutrimento per la propria crescita.

Questo particolare comportamento è stato testato per lunghi anni dai ricercatori della Nasa (l’Agenzia Spaziale Americana) e i risultati ottenuti sono stati eccezionali: queste piante, infatti, si sono rivelate ottimi 'spazzini' in grado di purificare l’aria all’interno delle navicelle spaziali. Poco costose e facili da reperire e coltivare, per fortuna si comportano molto bene anche a terra.


L’edera e la dracena possono assorbire fino al 90% di benzene: il loro potere purificante varia da specie a specie, ma è sempre molto alto.

Così, ad esempio, l’edera e la dracena possono assorbire fino al 90% di benzene; la felce di Boston, il crisantemo, la gerbera, l’edera, la dracena, l’azalea, l’aloe vera, il falangio variegato e il bambù sono ottimi spazzini della formaldeide; il tulipano si nutre di xilene, formaldeide e ammoniaca; l’areca mangia xilene e toluene; lo spatifillo, invece, benzene, formaldeide, acetone, metanolo, ammoniaca; il ficus benjamina è goloso di formaldeide; l’anturio è leader nella pulizia da ammoniaca, si nutre anche di xilene e toluene; la sansevieria, buona consumatrice di benzolo, ha una particolare caratteristica, quella di assorbire anidride carbonica e produrre ossigeno anche durante la notte. Dracena, crisantemo, gerbera, bambù e monofillo si nutrono di tricloroetilene. Il tronchetto della felicità assorbe formaldeide, benzolo e tricloroetilene.

È ben strano parlare di inquinamento indoor, abituati come siamo ad usare il termine inquinamento quasi sempre per parlare delle condizioni dell’aria 'all’esterno'. Ma spesso è proprio quella all’interno di un edificio ad essere inquinata e a rappresentare fonte di malattie, per almeno due motivi: prima di tutto perché le case non si costruiscono quasi più con materiali edili naturali, questo fa sì che siano sempre più isolate e sigillate e il naturale ricambio d’aria sia pressoché inesistente; poi perché l’uomo moderno trascorre gran parte del suo tempo in ambienti chiusi e troppo poco all’aria aperta.

La 'sindrome da casa malata' – o Sick Building Syndrome, come la definisce l’Organizzazione Mondiale della Sanità – colpisce proprio le persone che vivono molte ore in uno spazio chiuso: particolarmente predisposti ad ammalarsi i bambini, gli anziani, chi ha problemi respiratori e chi è particolarmente sensibile ai composti chimici.


La 'sindrome da casa malata' colpisce proprio le persone che vivono molte ore in uno spazio chiuso. In realtà, il vero 'malato' è l’ambiente in quanto contaminato da sostanze tossiche. La persona esposta a queste sostanze può subire danni più o meno gravi a seconda della durata dell’esposizione e della concentrazione delle stesse sostanze nell’aria. I sintomi principali sono mal di testa, nausea, vertigini, stanchezza, difficoltà di concentrazione, irritazione ad occhi, naso e gola, tosse secca, pelle disidratata, prurito, forme allergiche: sintomi che, di solito, svaniscono o si indeboliscono quando ci allontaniamo dall’edificio. Il rischio di subire danni più gravi (ai reni, al fegato, al sistema nervoso centrale), persino di contrarre il cancro, si fa invece molto alto quando ad essere colpiti sono i polmoni o il sangue.

Le piante arredano, coprono brutti dettagli, trasformano lo spazio, migliorano l’acustica. Ci avvicinano alla Natura. La loro varietà di colori e forme rende l’ambiente più accogliente, il verde delle foglie ha un effetto riposante. I loro profumi, spesso dimenticati, non solo possono risvegliare in noi sensazioni lontanissime nel tempo, ma servono anche ad attrarre insetti utili e ad allontanare quelli nocivi, parassiti, funghi e batteri. Soprattutto, come abbiamo visto, molte di esse hanno la capacità di migliorare la qualità dell’aria indoor.

Detto questo, però, non bisogna pensare che sia sufficiente affidarsi alle piante per vivere in un sano ambiente domestico. Il loro effetto depurativo, infatti, può variare in base alla grandezza del locale, alle sue condizioni di luce e temperatura, al numero di piante presenti. Inoltre, non dobbiamo ignorare che le piante possono essere causa di allergie e muffe; e che i profumi troppo intensi possono provocare emicranie in persone particolarmente sensibili. In generale perciò è bene evitarle nelle camere da letto e negli spazi dedicati al riposo o al gioco. Anche perché, come è noto, di notte mangiano ossigeno liberando anidride carbonica.


Un buon microclima interno è garantito da una buona qualità dell’aria, ma anche da corretti livelli di temperatura e umidità. Un buon microclima interno è garantito da una buona qualità dell’aria, ma anche da corretti livelli di temperatura e umidità: sono proprio questi due parametri, infatti, ad avere un ruolo fondamentale per la nostra salute e per la diffusione delle sostanze tossiche. Temperature interne troppo alte favoriscono la diffusione dei composti volatili; temperature troppo basse e umidità elevata, invece, la formazione di muffe e acari. Ambienti molto secchi possono dare rifugio a virus e batteri; ambienti troppo umidi, invece, favoriscono la propagazione di quegli inquinanti solubili in acqua, come la formaldeide.

Un regolare ricambio d’aria è un metodo efficace contro l’inquinamento indoor, anche se in alcuni casi aprire le finestre vuol dire far entrare molti veleni dall’esterno.

Il comportamento più corretto perciò rimane quello di fare sempre attenzione a materiali e prodotti che portiamo in casa.

Le stesse piante, prima di metterle in casa, è bene lasciarle in quarantena: i fitofarmaci per piante utilizzati dagli stessi vivaisti, oltre a compromettere il loro potere purificante, sono essi stessi fonte di inquinamento.

(di Anna Rita Signore - Fonte ilcambiamento.it)

lunedì 31 gennaio 2011

Come lavarsi i denti in maniera ecologica in tre semplici mosse



Questa mattina abbiamo fatto il punto su come riciclare gli spazzolini di denti, il pensiero della sera è invece: "Come lavarsi i denti in maniera ecologica?"

Un gesto quotidiano, quello di lavarsi i denti, ripetuto nel corso di un anno centinaia di volte. Non sarebbe dunque il caso di renderlo più ecologico?
Esistono tre semplici regole da rispettare per pulire denti e bocca in maniera ecologica, rispettando l’ambiente.

La prima è usare un dentifricio ecocompatibile.
Seconda cosa dotarsi di uno spazzolino riusabile, con una testina che si può staccare e sostituire, senza buttare così via il manico, ancora in buone condizioni, che può essere usato mesi e mesi.
Operazione, questa, che aiuta a eliminare tonnellate di rifiuti di plastica proveniente dagli spazzolini usa e getta, che durano solo un mese.

Sempre a proposito di acqua, l’oro blu indispensabile alla sopravvivenza delle specie viventi, il terzo passo per lavarsi i denti in maniera ecologica consiste proprio nel chiudere il rubinetto mentre si stanno spazzolando i denti.
Sembra un gesto banale e scontato, ma non immaginate neanche l’enorme quantità di acqua che si risparmierebbe in tutto il mondo se ogni persona compiesse questa semplice operazione mentre lava i denti.
Ci sono migliaia di persone nei Paesi dell’Africa, che non dispongono di acqua, mentre in Occidente abbiamo fino a dieci volte più acqua procapite di un bambino africano.

Seguire queste tre regole è facilissimo.

BIOLU': PERCHE' INGREDIENTI COMPLETAMENTE VEGETALI?

I detersivi ecologici della linea Biolù Casa sono prodotti con materie prime vegetali.
Contengono ingredienti di origine naturale e sono profumati con oli essenziali da agricoltura biologica.
Si utilizzano materie prime rapidamente e facilmente biodegradabili, completamente reintegrabili nei cicli biologici naturali e senza tossicità per il consumatore e per l'ambiente.

Ogni detersivo ha al suo interno degli ingredienti chiamati tensioattivi.
I tensioattivi sono molecole che hanno la capacità di abbassare la tensione superficiale dell'acqua, agevolando la “bagnabilità” delle superfici e dei tessuti, cosentendo il distaccamento e la disgregazione dello sporco.
Numerosi detersivi ecologici vantano la presenza di “tensioattivi di origine vegetale”, questi ultimi possono essere etossilati o non etossilati, noi utilizziamo quelli migliori ovvero i tensioattivi vegetali non etossilati che sono completamente vegetali.

Per saperne di più: http://www.biolu.it/